Due ballerini di tango, la cui vita è stata segnata e fortemente influenzata dal tango argentino. Scrivere un romanzo giallo, avente come sfondo il mondo del tango argentino, ci è sembrato il modo migliore per far conoscere questo mondo anche a chi, non nutrendo uno specifico interesse per il tango, non avrebbe mai deciso di leggere un libro sul tango. L’auspicio è che il lettore, attratto e incuriosito dalla trama del giallo, possa essere indirettamente affascinato dal tango.
Chi ha girato il mondo frequentando le sale in cui si balla il tango argentino, dette milonghe, sa benissimo quanto si assomiglino tra loro e lo stesso dicasi per i loro frequentatori. I vari testi dei tanghi più antichi e tradizionali fanno spesso riferimento a personaggi e stereotipi dell‘epoca, a dimostrazione del fatto che il tango è sempre stato una metafora della società contemporanea e anche oggi vi è la possibilità che qualche lettore possa ravvisare, nei personaggi descritti, alcune delle proprie caratteristiche o delle somiglianze con qualche persona conosciuta. Qualsiasi eventuale riferimento a persone, fatti e luoghi appartenenti al mondo reale è qui puramente casuale e assolutamente non voluto.
Gli unici personaggi vagamente appartenenti al mondo reale che compaiono nel libro, opportunamente stravolti a scopo narrative, sono: Francesco e Andrea. Anche in questo caso dialoghi e descrizioni sono completamente inventati e totalmente avulsi dalla realtà.
Al fine di tenere il lettore con il fiato sospeso, facendolo ridere, piangere, preoccupare, riflettere e perchè no, appassionare al tango argentine, è stato sovente necessario inventare e descrivere lati oscuri del tango, che nella realtà non esistono, ma che erano funzionali alla trama di un romanzo giallo.
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